Lottizzazione Pieve-Colmartino

Sinossi di una porcata

Pubblicato il 16 Febbraio 2010

colmartinoNessuno, in questi ultimi vent’anni, fatta eccezione per i proprietari delle terre in questione – in alcuni fortuiti casi anche amministratori locali – si è mai chiesto in cosa consistesse la lottizzazione Pieve-Colmartino, a San Severino Marche. Sia perché quest’operazione urbanistica, datata 1990, ha subito un iter tanto lungo quanto confuso dalla pioggia di piani sovraordinati che imponevano a cadenza quasi biennale l’adeguamento del PRG settempedano (tra l’altro latitante da allora) a quelli di tutela regionali, sia perché non c’era grande interesse a pubblicizzare un’opera che oggi sappiamo essere discutibile in merito e metodo, soprattutto da parte dei proprietari che avrebbero venduto le terre, a vario titolo coinvolti in quello che oggi sarebbe un conflitto d’interessi da urlo. Ma allora il rappresentante per eccellenza di tale conflitto pensava a Milano 2 e ancora era da venire Tangentopoli e con la Balena Bianca al potere incontrastato da 20 anni ogni porcata sembrava solo un’operazione politica. Se non nella sostanza, almeno nella forma il cambio di millennio qualche passo avanti l’ha fatto. Tutto sommato, da bravi italiani ci bastano le apparenze.

Poi, per fortuna e trasparenza dell’informazione, il sindaco Cesare Martini nel 2009 pensa bene di rilanciare la lottizzazione Pieve-Colmartino attraverso un’opera edilizia faraonica da project-blocks con 300 appartamenti per un migliaio di fantomatici abitanti che San Severino non ha e non avrà mai, a 4 km dal centro in una collina ai margini del parco archeologico di Septempeda, senza servizi né strade né alcuna vocazione residenziale. Non contento, Martini allestisce l’operazione come un grande evento, con tanto di conferenza stampa e battesimo della lottizzazione con l’imbarazzante nome “Le torri di Settempeda“, probabile riferimento all’altezza degli edifici che circonderanno il parco archeologico sovrastandolo. Il giustificato timore è che coprire 20mila metri quadri coltivati a olivi con cemento e asfalto deturperà irrimediabilmente la vallata del Potenza, là dove i reperti emersi testimoniano la storia locale dall’antico municipio di Septempeda a istituzioni ospedaliere ed ecclesiastiche medievali. Questo tralasciando i problemi del mercato edilizio che verranno, gli agghiaccianti costi a carico del Comune (quindi dei cittadini) per realizzare le infrastrutture e gli allacci, il saldo naturale settempedano negativo da decenni che giustificherebbe la demolizione di abitazioni molto più della loro costruzione. Se per vent’anni il silenzio aveva coperto il piano, al di là degli interessi di Cicero pro domo sua, un motivo c’era. Motivo che evidentemente è sfuggito a questa Amministrazione, convinta che 300 appartamenti di edilizia convenzionata a trasformare uno dei più bei colli del territorio in un quartiere dormitorio fosse esattamente quello che la città desiderava.

Infatti, un anno fa, in concomitanza con il disinvolto piano di marketing di quest’improbabile lottizzazione, è sorto un comitato (condotto dall’eroe romantico Luigi Zura-Puntaroni) per manifestare la contrarietà all’operazione. Diverse migliaia di settempedani hanno apposto la propria firma sulla petizione nella quale si chiedeva all’Amministrazione di rimettere in discussione il progetto. Tuttavia, ad oggi, nonostante la partecipazione civile, i diffusi timori che un’opera incompiuta deturpi per sempre un territorio di colline e reperti archeologici, nonché una serie di sospette vicende finanziarie legate alla società aggiudicataria dell’incarico – la TESAUT Spa, che si è vista fallire ben due compagnie assicurative che le prestavano garanzie fidejussorie, il che sostanzialmente equivale a dire che per ben due volte ha ingannato quest’Amministrazione tanto (democratico)cristiana da porgere all’infinito l’altra guancia -, le intenzioni dell’esecutivo settempedano non sembrano cambiate.

Ora, interrogando Google, i risultati decenti restituiti – dove per decenti intendo comunicati stampa del Comune o sporadici interessamenti della stampa (online, of course, meno impegnata ad ingrassarsi di pubblicità e comunicazione istituzionale) al comitato – sono davvero ai minimi termini. Vuoi perché le associazioni di tutela hanno misteriosamente declinato l’invito ad esprimersi in materia, vuoi perché il comitato si muove più per vie materiali (denunce, indagini, visure…) che non di marketing, vuoi perché certe manifestazioni di resistenza civile e opposizione democratica appartengono a una cultura politica che non sembra appartenga al DNA del comitato, insomma, a volere informazioni su questa lottizzazione si resta a bocca asciutta.

Quindi, in considerazione di quanto potente sia il plugin di SEO appoggiato al mio wordpress, nell’auspicio di un rapido ed efficace posizionamento sui motori, assieme a questa sintesi della situazione qua sotto un modello di richiesta di intervento per le Soprintendenze delle Marche competenti in materia, Paesaggio e Archeologia (ctrlC+ctrlV), con gli indirizzi email, nel caso qualcuno prenda a cuore la vicenda e si chieda come poter essere utile alla causa.

email Soprintendenza Beni Paesaggistici Marche
email Soprintendenza Beni Archeologici Marche



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