Cartoline da un’Italia che fu

Saluti viaggianti del secolo scorso emergono da polverosi dimenticatoi per raccontare un'Italia popolare, scolorita, mediocre e triste ma che ci manca tanto

Pubblicato il 17 Ottobre 2014

Sono nato negli anni Ottanta. Quel decennio scolorito in cui non c’era niente di quasi tutto quello che ho in mano ora e con quel niente ci si divertiva. O meglio, si passava il tempo, ma forse non si cercava altro che quello; qualche anno dopo non sarebbe più stato così semplice. Non saprei giudicare se chi è nato nel decennio successivo sia cresciuto meglio o peggio di come si cresceva, nelle stesse condizioni anagrafiche, allora, ma la mia generazione è stata probabilmente l’ultima a conoscere e subire certi comportamenti, ai tempi perfettamente integrati negli standard nazionali e oggi lontani ricordi qua e là su wikipedia per i più anziani, che gli anni da allora si sono messi a correre e il gap ormai è incolmabile. Nemmeno questo so se sia un bene o un male, nel dubbio resto pessimista nella speranza di sorprese e non datemi dell’illuso che lo scrivo ma non ci credo.
La televisione era quello che era, ma perlopiù mi era vietata. Al TG scorrevano volti di personaggi come Wojtyła e Gorbačëv e Craxi, si mangiavano cose strane a causa della nube radioattiva di Černobyl, la Nazionale aveva una divisa oscena e i tagli dei calciatori sulle figurine tremo all’idea tornino a breve sulle piazze come troppa parte delle orribili tendenze di allora che, riciclate in mancanza di orizzonti, conciano ragazze senza memoria né identità come spaventapasseri. Dei synth anni Ottanta nessun produttore riesce a fare a meno e quando cadde il muro non capivo quelle picconate felici e non immaginavo cosa significassero né quale catastrofe avrebbero indirettamente partorito. Le magliette degli Iron Maiden le indossavamo noi e non oltre Adriatico. Online, oggi, fioriscono siti e gruppi di nostalgici amarcord, ma io al contatto con quell’epoca provo lo stesso malessere che mi attanaglia nel pensare a quanto domani sarà peggio.

Mi metto, ormai in direzione degli -anta, nei panni dei miei genitori e capisco che non far annoiare due bambini in quegli anni già noiosi di loro era dura. Coetanei nel palazzo non ce n’erano, fuori dal portone un incrocio stradale, un passatempo non da aria aperta richiedeva un impegno che in quegli anni credo non fosse richiesto, ai genitori. Provenire da estrazioni agricole, negli Ottanta, in molti casi voleva dire ricevere un’educazione severa e essere oggetto di aspettative da adulti troppo presto. Da parte mia, sopportai bene l’ultimo ventennio del Secolo ignorando l’esistenza di alternative che la vita nella periferia democristiana dello Stato della Chiesa e la sua aurea mediocritas non prevedevano; chiaramente i traumi emersero tutti e arroganti nel nuovo Mellennio, giusto per aggiungere difficoltà in un mondo che mi cambiava già troppo veloce intorno e la lentezza di fine Novecento divenne un fardello fin troppo riconoscibile, ancora oggi, addosso a chi se l’è preso allora sulle spalle.
Con le cartoline d’epoca mio padre ebbe una buona idea. Erano oggetti di decenni passati già allora, per finire sulle bancarelle dei mercatini di antiquariato e modernariato che in quegli anni ancora vantavano – specie nel centro Italia – una certa qualità. Cercare cartoline ora su ebay restituisce diversi milioni di risultati. Comunque, prese una scatola di scarpe per me, una per mia sorella, e iniziò a riempircela di cartoline che noi, di fronte alla cartina politica dell’Italia De Agostini (che a Est aveva ancora la “Jugoslavia”), suddividevamo volta volta per regione di appartenenza. Siamo andati avanti inverni a scambiarci soggetti in esubero e aspettare i mercatini estivi da dove mio padre avrebbe settimanalmente aumentato le nostre collezioni. Abbiamo imparato la geografia italiana e, almeno io, iniziato un rapporto genuinamente malato con il collezionismo.
Poca gente si cura di conservare cartoline, quasi nessuno, ormai, di catalogarle, o indicizzarle, o almeno farle sopravvivere ai mercatini reali o virtuali. Nemmeno ai tempi, a giudicare da quanto frequentemente mio padre rientrava con un mazzetto di cartoline per il nostro gioco. Dopo la lettura di questo mi sono ricordato di quella scatola. L’ho cercata. C’era tanta polvere, il calzaturificio è chiaramente fallito, ma dentro c’era esattamente quello che speravo di trovare.

Nell’operazione di selezione, regione per regione da Nord a Sud (non per fare facile ironia, ma tra la mia collezione e quella di mia sorella solo del Molise non ho trovato nulla), e successiva digitalizzazione, non sono stato affatto imparziale, ma nemmeno la suddivisione originale lo era. Esagero con la mia regione e non poteva essere altrimenti, per ovvie ragioni di disponibilità delle fonti. Anche con le città e i porti ho avuto un occhio diverso, ma soprattutto i soggetti svantaggiati ho sentito il bisogno di selezionare.
Certo, il grosso degli scatti di quegli anni immortalava, luogo per luogo, quelle che erano le photo opportunity che anche oggi, più o meno, attraggono poco invidiabili turisti da tutto il mondo; ma non solo. Nessuno ai giorni nostri realizzerebbe cartoline con scatti tanto inutili di luoghi così poco attraenti come quelli che quando ho incontrato ho avuto i brividi. Scatti spesso impresentabili per i gusti attuali. Non ho saputo dire di no nemmeno alle cartoline animate, quelle con gente intenta a fare cose o a non fare nulla se non farsi fotografare, spesso a fini commerciali, cosa che oggi sarebbe parecchio difficile riprodurre e vendere nelle edicole come souvenir.
Dove viaggiata, ho riportato la data di invio, quando leggibile nel timbro o nel corpo; sì, ho letto anche tante cartoline spedite da sconosciuti a sconosciuti – e anche no – recuperate ai mercatini. Poche, in realtà: non mi è piaciuto (calligrafia esclusa. Un’altra dote che abbiamo perso) e ho smesso subito, cercando solo date e ignorando il resto. Alle domande “Chi spediva?”, “Per dire che?”, “Perché questi luoghi trascurabili?” ho preferito non trovare risposta. In ogni caso, mezzo secolo dopo non avrebbe avuto senso.

Non manca mai una certa dignità nell’immagine, quasi un umile buon gusto, nemmeno negli scatti più dimenticabili delle nature urbane morte. Anche questa dignità oggi trovi con difficoltà, e a pensarci bene nemmeno nei miei hard disk ce n’è un granché. Soppressa in virtù di un sensazionalismo che prima doveva vendere, poi emergere, poi sopravvivere ma non c’è stata storia. Sarà che le immagini migliorano invecchiando. O magari, col tempo, la realtà sa solo peggiorare.
In questo viaggio negli anni del boom, delle fabbriche e del cemento, del miracolo e dell’emigrazione, emerge che, nella sua trascurabilità, la cartolina avvicinava l’Italia. Poi, prima gli SMS quindi internet l’hanno uccisa. Con gli smartphone tutti possono inviare la loro cartolina, con filtri rigorosamente vintage, effetto Lomo e Polaroid per ricreare il prodotto di un gesto che forse non hanno nemmeno mai conosciuto. Ma questo vintage è vero quanto è brutto. Io, ai miei tre indirizzi di sempre, ancora spedisco cartoline ovunque vada; non hanno quel sapore, ma spero lo avranno tra un ventennio. La mia patina d’epoca non la rimuovono le nuove tecnologie, quella superficie impolverata di triste mediocrità che un po’ tutti quelli che hanno attraversato gli anni Ottanta per intero riconoscono e immediatamente collegano all’Italia popolare e scolorita che ci manca tanto. Quell’Italia in cui, allora, guardando avanti, si immaginava un futuro. Basterebbe questo a rimpiangerla.

aosta Aosta, Panorama (1973)

torino Torino, Stazione di Porta Nuova (1976)

torino Torino, Piazza Catello

torino Torino, Italia 61, Funivia parco Europa

torino Torino, Via Roma (1967)

carmagnola Carmagnola (TO), Via Baldessano (1976)

genova Genova, Lanterna (1958)

genova Genova, Porto (1955)

genova Genova, Stazione Principe (1968)

san remo San Remo (IM), Chiesa Russa (1959)

lerici Lerici (SP), Golfo della Spezia (1959)

portovenere Portovenere (SP), Mareggiata del 18 Febbraio 1955 (1957)

milano Milano, Piazza del Duomo

milano Milano, Grattacielo Pirelli (1978)

milano Milano, Stadio di San Siro (1967)

sesto san giovanni Sesto San Giovanni (MI), Viale Casiraghi (1965)

venezia Venezia, Piazza San Marco (1981)

mestre Mestre (VE), Via Poerio (1984)

po Guarda Veneta (RO), Navigazione sul Po (1967)

dobbiaco Dobbiaco (BZ), Lago di Landro (1971)

trieste Trieste, Piazza Unità d’Italia (1967)

trieste Trieste, San Giusto (1971)

cividale Cividale del Friuli (UD), Panorama (1975)

longarone Longarone (BL), Val del Piave prima e dopo il disastro del 9 Ottobre 1963 (1965)

bologna Bologna, Via Ugo Bassi (1960)

cervia Milano Marittima, Cervia (RA), Porto Canale e Faro (1975)

modena Modena, Fontana monumentale e Largo Garibaldi (1970)

rimini Rimini, Porto Canale e Grattacielo (1967)

rimini Rimini, Viale Principe Amedeo (1963)

arezzo Arezzo, Piazza Vasari (1972)

firenze Firenze, Ponte Vecchio (1971)

livorno Livorno, Porto (1959)

livorno Antignano, Livorno, Ponte di Colignaia (1958)

isola del giglio Isola del Giglio (GR) (1972)

perugia Perugia, Fontana Maggiore (1970)

perugia Perugia, Via Appia (1959)

chianciano Chianciano Terme (SI), Stabilimento Acquasanta (1955)

clitunno Campello sul Clitunno (PG), Fonti del Clitunno (1966)

terni Terni, Piazza Tacito (1980)

collevalenza Collevalenza (PG), Santuario dell’Amore Misericordioso

fano Fano (PU), Complesso Caratteristico Musica-Arabita

falconara Falconara Marittima (AN), Panorma (1962)

ancona Ancona, Porto (1970)

ancona Ancona, Monumento ai Caduti (1964)

numana Numana (AN), Spiaggia di Marcelli (1973)

numana Numana (AN), Porticciolo

porto recanati Porto Recanati (MC), Jet Hotel

porto recanati Porto Recanati (MC), Gran Hotel Regina (1970)

montecassiano Montecassiano (MC), Banda da Parata “La Nuccichella”

civitanova marche Civitanova Marche (MC), Porto (1969)

civitanova marche Civitanova Marche (MC), Porto

porto santelpidio Porto Sant’Elpidio (FM), Scorcio panoramico (1963)

roma Roma, Via Vittorio Veneto (1970)

roma Roma, Basilica di San Pietro (1969)

roma Roma, Piazza della Repubblica (1962)

roma Roma, Piazza della Stazione Ostiense (1970)

paliano Paliano (FR), Piazza Marcantonio Colonna (1971)

fiuggi Fiuggi (FR), Fonte Bonifacio VIII (1960)

pescara Pescara, Porto canale (1968)

scanno Scanno (AQ), Spiaggia sul Lago (1972)

napoli Napoli, Piazza Sanuazaro (1955)

napoli Napoli, Panorama da San Martino (1959)

napoli Napoli, Panorama (1963)

capri Capri (NA), Grotta Azzurra (1965)

bari fiera Bari, Fiera del Levante

bari lungomare Bari, Lungomare Nazario Sauro (1968)

taranto Taranto, Corso Italia

scilla Scilla (RC), Zona pescatori

cosenza Cosenza, Stazione autolinee

modica Modica (RG), Piazza Corrado Rizzone

reggio calabria Reggio Calabria, Panorama, (1969)

sciacca Sciacca Terme (AG), Motel Agip (1975)

palermo Palermo, Piazza Vittorio Veneto (1967)

porto empedocle Porto Empedocle (AG), Molo di Levante (1967)

cagliari Cagliari, Porto (1972)

cagliari Cagliari, Panorama (1968)



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